... E se ne faccino vasi belli ed altri lavori

Il lapislazzuli è forse la pietra più affascinante della storia dell'umanità, molto più dei diamanti e di tutte le altre pietre preziose, e di gran lunga quella che ha mantenuto il suo significato (e valore) attraverso i millenni.

Perché? Perché è una pietra rarissima, e lo era ancora di più in antichità, basti pensare che se oggi i siti di estrazione di questo minerale si contano sulle dita delle mani, per millenni il luogo di provenienza di questa pietra blu così particolare era uno solo: il Badakshan (Afghanistan).

Quando l'Arno non era ancora l'Arno

”La Gonfolina, sasso per antico [av]vinto col monte Albano in forma d’altissimo argine, il quale tenea ringorgato tal fiume in modo che, prima che versassi nel mare, il quale era a dopo a piedi di tal sasso, componea due grandi laghi, dei quali il primo è dove oggi si vede finire la città di Firenze insieme con Prato e Pistoia.”  Leonardo da Vinci

Questa iscrizione, riportata su una lapide al masso della Gonfolina, sulla SS 67 Tosco-romagnola in località Ponte alla Malva nei pressi del paesino di Brucianesi, ci fa capire il perché nelle zone intorno a Firenze siano così diffuse le pietre che hanno marcato così tanti secoli di architettura: la pietra serena e la pietra forte.

Prima di Munch: l'urlo di Anteo.

URLARE: ... il gridare proprio dei lupi e simili animali; per similitudine, il gridare ad alta voce e alquanto continuata dell'uomo, per tormento, rabbia o dolore. (Dizionario etimologico della lingua italiana)

Nella composta Firenze degli anni '60 del Quattrocento, Antonio di Jacopo Benci (1432ca-1498) detto "del Pollaiolo" dal mestiere del padre, un artista geniale e rispettato, viene incaricato (probabilmente da Piero di Cosimo de' Medici) di realizzare tre grandi tele (6 braccia di lato (5 braccia per Vasari), circa 3 metri e mezzo) raffiguranti tre fatiche del mitico Ercole: l'uccisione del leone nemeo, la lotta contro l'Idra e l'uccisione del gigante Anteo. Dopo essere state appese nella "sala grande" del piano nobile (Filarete le vede nel 1464), con la cacciata del 1494 vengono requisite e portate in Palazzo Vecchio nel 1495. L'ultimo a darne traccia è Raffaello Borghini nel 1584, dopodiché se ne perdono le tracce. Forse i nudi erculei contraddicono la morale della Controriforma?

Marco Curzio, la voragine e ciò che è più caro.

Il Museo "Tesoro dei Granduchi" di Palazzo Pitti (Firenze), nuovo nome per il precedente "Museo degli Argenti", custodisce una collezione incredibile di opere barocche in avorio tra le più importanti d'Europa.

Tra queste, forse il più strabiliante è il gruppo in avorio raffigurante Marco Curzio a cavallo, nell'atto di gettarsi da un'alta rupe in una voragine fiammeggiante.

Ma perché l'avorio tornò, dopo i fasti del '300 e '400, tornò ad essere un materiale così utilizzato? E chi era Marco Curzio?

Dall'elefante all'alfiere.
Ovvero, quando le parole hanno vita propria.

Il Museo Nazionale del Bargello è universalmente conosciuto per la collezione di sculture che annoverano i più grandi scultori fiorentini del '400 e '500 quali Donatello, Brunelleschi, Ghiberti, Michelangelo, Sansovino, solo per citare i più conosciuti, ma possiede alcune collezioni di cosiddette "arti minori" che sono altrettanto degne di nota.

Una di queste, al museo dal 1889, è quella donata dal collezionista francese Louis Carrand, prosecutore del lavoro del padre Jean Baptiste; tra i pezzi più importanti sono da registrare gli avori antichi e tra questi un piccolo elefantino che altro non è se non un pezzo del gioco degli scacchi risalente all'XI secolo, ma per alcuni addirittura ha un'origine persiana risalente al IX-X secolo.

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